In tv oggi sono frequentissimi i programmi a sfondo violento: documentari sugli omicidi che hanno interessato l’opinione pubblica, approfondimenti su rapimenti e morti famose, focus su eminenti assassini e serial killers. Non sto parlando di film horror, ma di scene forti e sanguinarie reali, autorizzate a passare sui nostri schermi come “intrattenimento” mascherato da “approfondimento”.
L’illusione trasmessa da queste trasmissioni è quella di soddisfare curiosità sulla natura umana e sul funzionamento della mente.
In realtà però per comprendere la psiche, anche quella più violenta, bisogna andare oltre alle generalizzazioni, alle ricostruzioni dei delitti, alle fotografie, agli interrogatori e alle indagini.

Dal punto di vista psicologico, il fenomeno della violenza umana è molto interessante, non solo perché, seppur in modi molto variegati e spesso non nocivi, la rabbia e gli atti aggressivi appartengono a tutti… ma anche perché è possibile considerare questi “personaggi” non come mostri! Si tratta infatti di “persone” con una storia difficile che ha generato in loro un disturbo psichiatrico e o relazionale.

 

In questi casi, le alterazioni psicopatologiche più frequenti sono:

  • Disturbi Ossessivo-Compulsivi, caratterizzati da idee reiterate che costringono a condotte compulsive, in questo caso a carattere etero-aggressivo, finalizzate a scaricare la tensione interna;
  • Disturbi della Sfera Sessuale;
  • Disturbi Schizofrenici, soprattutto il sottotipo Paranoide della schizofrenia, che presenta di rabbia, ansia, distacco, atteggiamento polemico, allucinazioni uditive e o deliri di persecuzione, grandezza e onnipotenza che si sostituiscono progressivamente alla realtà;
  • Disturbi dissociativi (amnesia dissociativa, fuga dissociativa, disturbo di depersonalizzazione e disturbo dissociativo dell’identità, ovvero il classico disturbo da personalità multipla);
  • Disturbi correlati ad abuso di Sostanze, frequenti nella storia dei serial killer in almeno il 50% dei casi (C. Lucarelli, M. Picozzi, 2003);
  • Disturbi di Personalità, soprattutto Disturbo Antisociale, Borderline e Narcisistico (con particolare riferimento alla cosiddetta “Sindrome di Narcisismo Maligno”).

 

Queste però sono solo etichette diagnostiche da manuale.
Cosa c’è realmente dietro?

Per comprendere come funzionano gli esseri umani, è questo che bisogna sempre chiedersi!

Nel caso della violenza a sfondo omicidiario, le ricerche mostrano che è la coincidenza tra fattori “costituzionali”, familiari e sociali a generare un disagio esistenziale in grado di predisporre certi individui ad agire con ferocia e brutalità.

Innanzitutto, è necessario dire che, come ogni essere umano, anche “il serial killer è il prodotto della famiglia di provenienza e del sistema di pensiero genitoriale” (R. De Luca, 2001). Esperienze infantili dolorose e poco accudenti e comunicazioni genitoriali distorte, svalutanti e violente privano ogni bambino di quella fiducia in se stesso essenziale per crescere, lasciandolo una “Persona Incompiuta” (U. Callari, 1989) estremamente fragile. Un bambino che cresce in questo tipo di ambiente carente ha spesso enormi insicurezze; se inoltre ha temperamento predisposto a reagire con rabbia, potrebbe accadere che, per provare piacere, efficacia personale e stima di sé, egli ricorra a estreme forme di violenza. L’omicidio, in particolare, è quell’atto che permette il totale controllo della vita altrui: in esso, si sperimenta il potere di dare la morte. Uccidere è, in questo senso, un estremo, soddisfacente, atto di onnipotenza!

Un bambino estremamente vulnerabile diviene quindi un adulto aggressivo e violento per una sorta di necessaria, ma patologica, difesa alle violenze che ha a sua volta subito nella sua vita. Le caratteristiche dell’era capitalistica (es.: elevato livello di isolamento e di alienazione, stress, frammentazione del sistema familiare, mancanza di empatia e competizione sfrenata) complicano ulteriormente questo quadro, rendendo maggiormente vulnerabili questi individui.

 

In estrema sintesi, è questo che non dobbiamo dimenticare di fronte alle semplificazioni dei programmi tv.

Perché questo tipo di persone rappresentano qualcosa della natura umana: “sono gli epigoni antropologici di un mondo primitivo le cui spore, presenti in ognuno di noi, germogliano per motivi tutt’ora poco chiari solo in un numero limitato di individui” (G. Magnarapa e D. Pappa, 2003).

E perché è da qui, dalle origini della violenza, che inizia la cura!

 

“Il passato è il Prologo”
(G. O. Gabbard, 2007).

“Il bambino è il padre dell’uomo”
(W. Wordsworth, 1802).

 

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BIBLIOGRAFIA

Callari, U. (1989), Violenza morale sui minori, Criminologia e psicopatologia forense, 1989, 1, pp. 409-410
De Luca, R. (2001), Anatomia del serial killer, Giuffrè Editore, Milano

Gabbard, G. O. (2007), Psichiatria psicodinamica, Cortina, Milano

Lucarelli C., Picozzi M., (2003), Serial killer. Storie di ossessione omicida, Arnoldo Mondadori Editore, Milano

Magnarapa G., Pappa D., (2003), Teoria e pratica dell’omicidio seriale, Armando Editore, Roma

Wordsworth, W. (1802), Poems – Poesia (1798-1807), Milano, Mursia, 1997.