Cosa significa “Comunicare”?
La comunicazione è il fondamento di tutti i rapporti umani. Tuttavia, pur facendone un uso quotidiano, spesso non siamo consapevoli delle logiche che sottende, dei processi che innesca e delle sue potenzialità.
Possiamo descriverla come il Trasferimento di Informazioni codificate da un soggetto ad un altro. Paul Watzlawick, un importante autore della scuola di Palo Alto (California), la definisce un “processo di scambio di Informazioni e di Influenzamento reciproco che avviene in un determinato Contesto”. Come esprime infatti l’origine della parola, la comunicazione è anche un’esperienza di Relazione con gli altri, che tende ad influenzare reciprocamente le persone in funzione di un determinato contesto sociale.
Ma attenzione!
Parlare non significa necessariamente comunicare!
La comunicazione è un processo più complesso del semplice parlare. Essa svolge contemporaneamente diverse funzioni (emotiva, persuasiva, informativa, di contatto, meta-linguistica, poetica) e avviene sempre a 3 livelli:
- Verbale (o di “quello che dico”): utilizza il linguaggio (scritto o orale), cioè suoni articolati e parole; si occupa soprattutto di aspetti di contenuto e di informazione.
- Para-verbale (o del “come lo dico”): indica l’insieme dei suoni emessi nella comunicazione verbale, prodotti con l’apparato vocale (tono, timbro, ritmo e volume della voce).
- Non Verbale (o di “quello che faccio”): è ciò che può essere comunicato con movimenti del corpo (gestualità, posizione del corpo, mimica facciale, sorriso, contatto oculare, etc.).
Quanti modi di comunicare quindi?
A differenza degli animali e dei bambini, l’uomo è l’unico organismo che utilizza tutti e 3 questi modi di comunicare. In particolare, negli anni ‘60, Albert Mehrabian osservò come la comunicazione umana derivi:
– solo per il 7% dalle parole (linguaggio Verbale);
– per il 38% dai toni di voce utilizzati;
– e addirittura per il 55% dal linguaggio Non Verbale.
Ciò significa che il MODO in cui comunichiamo è più importante di ciò che comunichiamo: gli altri si fidano più di ciò che facciamo, che si ciò che diciamo!
In generale, comunque, affinché la comunicazione risulti efficace, è importante che tra questi livelli ci sia accordo, cioè che essi trasmettano lo stesso messaggio e non messaggi contraddittori (come quando, ad es., si afferma di essere contenti mentre l’espressione del viso è di tristezza: il risultato è di estrema confusione!).
Gli assiomi della comunicazione
Watzlawick ha concettualizzato 5 principi fondamentali della comunicazione, definiti “assiòmi”, che ne spiegano meglio la natura e il funzionamento e che ci aiuteranno in seguito a capire come BEN comunicare:
- “Non si può non comunicare!” – Ogni nostro comportamento è comunicazione, anche il silenzio; due individui possono stare in silenzio, ma questo non basta per interrompere la comunicazione tra loro, perché anche con il silenzio si comunica qualcosa.
- Ogni comunicazione ha un aspetto di Contenuto e un aspetto di Relazione; solitamente il canale verbale veicola meglio il contenuto, mentre il non verbale veicola meglio la relazione (es.: si può dire “mangia” come un invito, un ordine o una minaccia, in base al tono e al volume della voce; nonostante il contenuto sia il medesimo, è possibile che il non verbale con cui è espresso sottenda una relazione diversa).
- La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti: la comunicazione è un processo circolare (tra mittente e ricevente) che si sviluppa in un circuito distinto in varie “fasi” (la punteggiatura); ogni fase influenza ed è a sua volta influenzata dall’interlocutore.
- Come dicevamo, gli esseri umani comunicano sia a livello verbale, cosciente e relativo al COSA SI COMUNICA, sia a livello non verbale, inconsapevole e relativo al COME SI COMUNICA.
- Tutti gli scambi di comunicazione posizionano i partecipanti entro la dimensione del Potere: sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza. In poche occasioni la comunicazione è simmetrica (spesso in famiglia o con gli amici più stretti). Tuttavia, nella comunicazione interpersonale, la simmetria e la complementarità non sono in sé “buone o cattive”, “normali o anormali”; entrambe svolgono funzioni importanti e sono necessarie nelle relazioni “sane” se si alternano e operano in settori diversi. Quando invece una relazione si irrigidisce su una delle due modalità di entrare in rapporto con l’altro, si producono patologie o fallimenti comunicativi.
(continua qui!)
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BIBLIOGRAFIA
Mecacci L. (a cura di) (2001), Manuale di psicologia generale. Storia, teorie e metodi. Cervello, cognizione e linguaggio. Motivazione ed emozione, Giunti, Firenze
Watzlawick P., Beavin J. H., Jackson D. D. (1971), Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi, Astrolabio, Roma.