“Lo sapevate che la malattia più diffusa al mondo è l’amore?”
(dal film “Tutta colpa di Freud”)
Come illustrano la canzone che dà il titolo all’articolo e questo film, l’amore è molto più di quella passione, avventura e attrazione iniziale. Amore, alla lunga, è anche stabilità, noia, liti, ciò che c’è dopo la luna di miele. “Nella gioia e nel dolore”, appunto.
Ma come resistere alle intemperie quando alla gioia si unisce questo famoso e odioso “dolore”?
Partiamo dal dire che in questa fase più stabile (es.: convivenza o matrimonio) la coppia inaugura un continuo e delicato processo di mediazione dei desideri e dei bisogni, delle storie e delle culture familiari dei singoli, nonché di norme, valori, vincoli sociali propri di ognuno dei due partner. Infatti, un rapporto maturo prevede una relazione dinamica e interattiva che si costruisce e si modifica nel tempo, in base a numerose variabili interne ed esterne alla coppia.
E’ necessario sottolineare che, qualunque sia stato il rapporto tra i due partner prima di questo passaggio, con questo impegno più significativo le caratteristiche della coppia cambiano.
A livello simbolico, anche il rituale della cerimonia nuziale e o tutti i riti collegati a questo momento (ad esempio la creazione di una casa condivisa e un riconoscimento sociale della solidità della coppia) hanno la funzione di sancire un passaggio, un’importante linea di demarcazione con le precedenti fasi del ciclo vitale.
In questa fase, infatti, la coppia si trova ad affrontare una serie di compiti che implicano la costruzione di una relazione fondata sul “noi”, sulla costruzione di una sempre più forte identità di coppia, sulla condivisione, sull’empatia, sulla collaborazione e su un impegno reciproco prolungato nel tempo.
Ovviamente, tuttavia, ciò non implica di per sé che la coppia sia pronta ad assolvere i compiti che è chiamata ad affrontare.
Solo se questi processi sono già attivi e pensati dai due partner prima di questo passaggio, il legame può evolvere dall’innamoramento all’amore e ad un rapporto fondato sulla condivisione, sulla comprensione, sulla cooperazione, sulla reciprocità dell’impegno comune, e può al contempo consentire anche l’espressione della propria individualità.
Bisogna, inoltre, considerare che esistono alcuni fattori ostacolanti e alcune situazioni a rischio che possono inficiare l’adattamento della coppia. Nominiamone alcuni che necessitano di particolare cura, attenzione e a volte aiuto per NON diventare difficoltà insormontabili:
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L’età dei coniugi: se la coppia si è sposata prima dei 20 anni può essere maggiormente instabile. Se dopo i 40 anni può avere minore flessibilità. Differenze troppo elevate nelle età tra i partner determinano l’attraversamento di fasi diverse e approcci differenti alla vita.
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I due partner dipendono ancora dalla famiglia d’origine dal punto di vista economico, affettivo, relazionale.
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La coppia va a vivere con una delle famiglie d’origine.
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I partner si incontrano o si sposano in corrispondenza di un lutto significativo.
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La coppia si sposa con il parere contrario di una o entrambe le famiglie d’origine.
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I partner provengono da famiglie separate/conflittuali (in questo caso, possono aver introiettato un modello di coppia disfunzionale).
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I partner provengono da famiglie molto diverse sul piano culturale, religioso, politico, economico, etnico, etc.
Compiti di Sviluppo
I compiti che la neo-coppia si trova ad affrontare in questa fase si snodano su due assi parallele, ma complementari:
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Orizzontale: compiti cui ciascuno deve adempiere nei confronti dell’altro membro della coppia.
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Verticale: compiti che ognuno deve continuare a svolgere con l’ambiente esterno e come figlio nei confronti dei propri genitori.
Li approfondiremo in seguito. Innanzitutto è però fondamentale sottolineare che, per assolvere funzionalmente ad essi, è necessario tollerare e comprendere le esigenze ed i bisogni dell’Altro, riconoscendo l’importanza della negoziazione, del compromesso e di un rapporto di reciprocità e di ascolto reciproco.
Inoltre, per far fronte con successo a questa fase, i partner devono aver risolto i compiti di sviluppo precedenti; in particolare, devono aver elaborato lo svincolo e la separazione dalle famiglia d’origine. Se ciò è adeguatamente avvenuto, ognuno dei due membri della coppia percepirà un senso di reciprocità e collaborazione e darà il suo contributo alla stabilità affettiva del rapporto senza perdere il senso della propria identità. E’ questo il caso in cui, “nelle gioie e nei dolori”, si può davvero dire che
“Omnia vincit amor et nos cedamus amori”:
“L’amore vince tutto, arrendiamoci anche noi all’amore”!
(Publio Virgilio Marone)