Visto che, come dicevamo qui, “non possiamo non comunicare”, tanto vale imparare a comunicare meglio!
Partiamo allora dalla conversazione, che è il prototipo delle interazioni comunicative. Come dice lo stesso termine, essa è il risultato di una costruzione congiunta che richiede collaborazione. Ne è un esempio il meccanismo della turnazione: si tratta di regole implicite, utili a controllare l’alternarsi nel parlare ed a garantire uno scambio abbastanza ordinato e democratico. Tuttavia, comunicare bene non è facile e spesso i miei pazienti lo sottolineano con rabbia, tristezza e sofferenza: “mia madre non mi ascolta!”, “tra me e mia moglie non c’è comunicazione”, “dottoressa, oggi non riesco a spiegarmi…”, “io e mio padre parliamo due lingue diverse!”, “il mio capo è incomprensibile!”, “nessuno mi capisce…”, “sono confusa, secondo lei cosa intende dire il mio fidanzato?”.
Come rendere efficace la comunicazione?
Per prima cosa, bisogna dire che la comunicazione è “efficace” quando il ricevente comprende ciò che l’emittente voleva trasmettergli. E’ perciò importante che i partecipanti cooperino e si impegnino per rendere sensato e condiviso ciò che dicono; è allora sempre necessario, mentre parliamo, attenzionare il nostro interlocutore e ogni suo feedback (o “informazione di ritorno”), anche non verbale; è esso che ci fa capire, come uno specchio, se la comunicazione è andata a buon fine.
Per facilitare questo processo, è utile curare lo stile comunicativo, gli atteggiamenti e le forme linguistiche; è ad esempio utile usare uno stile assertivo, fare domande aperte, evitare affermazioni perentorie, utilizzare frasi di comprensione piuttosto che di (s)valutazione, essere disponibili a modificare il proprio messaggio se comprendiamo di non essere stati chiari. Ma soprattutto, per evitare una comunicazione INefficace, è fondamentale essere disponibili al e avere capacità di ascolto e di empatia. Infatti, una comunicazione adeguata è facilitata dalla capacità di mettersi nei panni dell’Altro e di capire il suo punto di vista e il suo messaggio! Se, al contrario, una persona non riesce a decentrarsi dal sé, non può comprendere facilmente l’altro; ciò genera una comunicazione disfunzionale e viziata!
Le Massime Conversazionali:
In genere, una comunicazione efficace avviene seguendo 4 “Regole di Cooperazione”:
- massima della Quantità – “sii esauriente!”: dare un contributo minimo ma sufficiente a comprendere, senza eccedere;
- massima della Qualità – “Rendi credibile quanto affermi!”: dare un contributo chiaro, sincero e affidabile;
- massima della Relazione – “Sii pertinente!”: rimani entro il tema che si sta trattando;
- massima del Modo – “Usa un linguaggio semplice e chiaro”, evitando espressioni ambigue, disordinate e oscure.
Ad esse possono aggiungersi alcune semplici “Regole di Cortesia”:
- non ti imporre: non porti in una posizione di superiorità, di venditore di idee, conoscenze, certezze;
- offri alternative: lascia ai partecipanti la possibilità di scegliere;
- metti a suo agio l’interlocutore: non creare disagio, tensione, imbarazzo;
- rispetta le differenze ed usa un linguaggio appropriato alle persone presenti;
- evita le squalifiche.
La violazione di questi principi comporta elevati rischi di fraintendimento e, quindi, di fallimento comunicativo!
In generale, comunque, non tutto ciò che viene detto arriva al ricevente! Di norma, attribuendo al messaggio di una persona un valore di 100 unità, egli riesce a comunicare solo il 70% di esse. E a causa di disturbi nello scambio come rumore, distrazione, barriere, a sua volta il ricevente viene a contatto solo con il 40% di questo, ne capisce solo il 20% e… ne ricorda infine il 10%!
Forse è allora utile tenere sempre a mente i principali Ostacoli alla comunicazione:
– distrazione;
– limitata capacità di percepire e di interpretare (per motivi fisici, psichici, culturali,…)
– scarso interesse;
– stanchezza;
– ambiente pieno di rumori e distrazioni;
– stati d’animo disturbanti (es.: distacco emotivo o eccessivo coinvolgimento);
– distorsioni comunicative inconsce: meccanismi di difesa che scattano automaticamente in un soggetto che (a) ha bisogno di escludere dalla consapevolezza informazioni o impulsi giudicati inaccettabili che gli provocherebbero sofferenza; (b) ha bisogno di ignorare o distorcere le informazioni che non confermano il suo sistema di riferimento e la sua autostima (spesso è il desiderio di sentire confermata la propria identità o il timore che questa possa essere minacciata che influenza pesantemente la nostra capacità di comunicazione, di ascolto e di comprensione);
– difficoltà nell’ascolto e o deficit di empatia.
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BIBLIOGRAFIA
Mecacci L. (a cura di) (2001), Manuale di psicologia generale. Storia, teorie e metodi. Cervello, cognizione e linguaggio. Motivazione ed emozione, Giunti, Firenze
Watzlawick P., Beavin J. H., Jackson D. D. (1971), Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi, Astrolabio, Roma.